Saldi di fine riforma, tra venduti e tengofamiglia

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Ma sì dai, in fondo che diavolo serve un passaggio in commissione per un testo che modifica la costituzione? Dopotutto si tratta di poche cose, si abolisce il bicameralismo e si riduce il Senato ad un luogo inutile di dopolavoristi regionali, con qualche sindaco qua e là.

Si va di corsa in aula, nella bolgia del Senato, quella trasformata in questi giorni nel peggiore e squallido dei sūq.

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Mentre Alfano si è consegnato a Renzi, trattando una resa «siciliana», la Lorenzin fa gli occhi dolci e il partito si sfalda, i banchi del Senato si trasformano in un grande bazar. Come fu molte altre volte, tal quale, segnando sempre l’inizio della fine di qualcuno.

C’è quello che si accontenta di un futuro posto in lista, quello che pretende un sottosegretario, addirittura chi azzarda un vice ministro. «Fatti li cazzi tuoi», primo e unico comandamento di questi squallido manipolo di individui pronti a darsi al migliore offerente. A Renzi servono voti, la provenienza non importa, contano tutti uno. Uno vale uno, vecchio slogan pentastellato, ricordate? A proposito: dentro a questo spettacolo immondo ci si trova di tutto, pure qualcuno di quei famosi «cittadini», quelli che erano arrivati per cambiare l’Italia al grido di «mandiamoli a casa» brandendo l’apriscatole. E invece eccoli lì, diversi ex grillini che girano spaesati e inesperti tra i banchi, da un capannello all’altro, tendendo l’orecchio, formando gruppi, facendo conti. Ci sono anche i loro voti, e contano sempre uno a testa.

Ci si vende per poco o per tanto, dipende dai punti di vista. La merce di scambio è sempre politica, per carità, ma l’asticella della vergogna personale si alza sempre un pezzetto in sù.

Non stupitevi che questo sia il Parlamento Italiano perché questa è la politica italiana, perché questa è l’Italia. Lo scoprite ora?