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La Germania ha accolto un milione di richiedenti asilo extracomunitari, ma ha arrestato l’unico vero perseguitato europeo. Stranezze e follie di una Europa che dobbiamo mettere in crisi

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Catalogna – La Germania nel 2017 ha accolto 222.683 persone che affermavano di scappare da persecuzioni politiche. Tanti sono coloro hanno fatto richiesta di asilo politico in terra tedesca. Nel 2016 furono molti di più, addirittura 745.545. La Germania, seppur per una breve parentesi temporale, ne fece persino un vanto, inondando li media di tutto il mondo con le foto di cittadini festanti che accoglievano i richiedenti asilo. Per questo è davvero curioso che la Spagna, impegnata da mesi alla caccia del più noto tra i perseguitati politici europei, Carles Puigdemont, abbia scientificamente scelto proprio la Germania come Stato membro dove far scattare la trappola che lo ha portato all’arresto. Sappiamo che l’operazione porta la firma dei servizi segreti spagnoli, il Centro Nacional de Inteligencia (CNI), ma che ha sicuramente coinvolto altre intelligence europee. Forse quella della stessa Germania? Il risultato è che oggi Puigdemont è in carcere, colpito da un mandato di arresto europeo. Strumento che però non prevede, tra le fattispecie di reato che lo rendono automatico, la sedizione e la ribellione, ovvero le accuse per cui la Spagna lo vuole processare e incarcerare. Eppure, come detto, l’Europa e la Germania accolgono milioni di soggetti che, nei loro paesi di origine, sono accusati in molti casi proprio di sedizione e ribellione. E’ evidente che anche chi rivendica una libertà di espressione democratica negata, seppur agendo pacificamente e con azioni non violente, si trasforma automaticamente in un «ribelle». Accogliamo milioni di africani, che nella stragrande maggioranza dei casi si fingono perseguitati, e arrestiamo un politico europeo democraticamente eletto? Curioso. La differenza, prendendo in mano tomi, codici e leggi, risiederebbe nel presupposto, accettato da tutti i paesi membri, ma ben lontano dall’essere dimostrato in questo caso, che in ogni stato europeo sarebbero garantiti libertà e diritti democratici. Sempre e per definizione. Si tratta del trattato di Amsterdam, specificatamente l’allegato protocollo n.24, voluto proprio, ma guarda un po’, dall’ex primo ministro spagnolo José María Aznar:

Gli Stati membri dell’Unione europea, dato il livello di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali da essi garantito, si considerano reciprocamente paesi d’origine sicuri a tutti i fini giuridici e pratici connessi a questioni inerenti l’asilo.

Fu proprio il Belgio, non a caso il luogo scelto per l’esilio da Puigdemont, ad inserire la possibilità di concedere comunque l’asilo politico, con questa eccezione così formulata:

La domanda d’asilo presentata da un cittadino di uno Stato membro può essere presa in esame o dichiarata ammissibile all’esame in un altro Stato membro unicamente nei seguenti casi:

D) se uno Stato membro così decide unilateralmente per la domanda di un cittadino di un altro Stato membro; in tal caso il Consiglio ne è immediatamente informato; la domanda è esaminata partendo dal presupposto che sia manifestamente infondata senza che ciò pregiudichi, in alcun caso, il potere decisionale dello Stato membro.

Ed è proprio per questo che la Spagna, consapevole della sensibilità belga, ha ordito l’operazione di intelligence per catturare il ribelle catalano entro i confini della Germania. A questo punto Madrid esulta, certi della collaborazione tedesca. Sono evidentemente sicuri che la Germania, dominus europeo nell’attuale assetto berlinocentrico, non possa permettersi di trasformare la crisi catalana in crisi europea. Una mossa astuta, non c’è ce dire, seppur sensibile a qualche potenziale rischio per questo novelli emuli di Francisco Franco. Proprio la crisi catalana potrebbe essere utilizzata come grimaldello per scardinare l’egemonia teutonica in Europa, magari mettendola in difficoltà, e perché no giocando a favore di quegli stati che vorrebbero contare di più in Europa. Questo, in fondo, era pure l’obiettivo dei secessionisti, quello di trasformare la crisi catalana in una crisi europea. Ad oggi è stato un enorme fallimento, va riconosciuto. Così come dobbiamo ammettere, con onestà intellettuale, che ad oggi la situazione, rispetto alla popolarità in Europa della rivolta, non è migliorata. In Italia la notizia delle vicende catalane scivola molto sotto la cronaca politica, superata addirittura dalle notizie di costume. Un peccato, perché oggi avremmo un solido motivo per criticare la politica tedesca, senza rischiare di essere bollati come i soliti spendaccioni che frignano. Sarebbe l’occasione utile per mettere in discussione questa Europa, ancora troppo schiava di logiche e convenienze legate a doppio filo alle vecchie cancellerie. Qualcosa andrebbe fatto, per la libertà dei catalani e per il loro diritto a scegliere democraticamente, ma anche per il nostro futuro e per quella dell’Europa che sogniamo. Molto diversa da questa. Certo Puigdemont non si aiuta nemmeno con la scaramanzia, avendo scelto come residenza belga proprio la cittadina di Waterloo, il luogo simbolo della disfatta napoleonica, diventato sinonimo di ogni sconfitta. Speriamo porti bene.