Sono profughi o l’avanguardia di un esercito pronto ad invaderci?

Condividi articolo

Ci facciamo invadere come se nulla fosse, da giovani vigorosi e forti che vengono si spostano organizzati compiendo viaggi di migliaia di chilometri. Una vera e propria invasione straniera con il conto a carico di noi contribuenti. Pazzesco.

marciaprofughi2DBBD02800000578-3287510-image-a-47_1445706650736-672x372

Tra qualche giorno ci dimenticheremo candidamente di tutto. Come se nulla fosse accaduto. Ci scorderemo dei gessetti colorati, delle candele, delle lacrime e pure dei cartelli con scritto sopra «io non ho paura». E la nostra reazione non sarà spietata, come non è stata spietata dopo che Hollande lo aveva pomposamente annunciato. Finiti gli speciali in TV, i summit e gli appelli, si ritornerà alla solita normalità. Come se nulla fosse. Torneremo a dividerci, a darci delle bestie e dei buonisti, a seconda della barricata. Qualcuno continuerà a pensare che sia tutta colpa di Salvini e che l’unica risposta sia l’accoglienza.

Così continueremo ad accogliere chi ci sta quotidianamente invadendo, ogni giorno. Si dice siano disperati. Scappano dalle guerre, sono poveri o comunque cercano fortuna. In realtà noi crediamo di ospitare donne, bambini e vecchi in fuga dai teatri di operazioni militari. Salvo poi scoprire che la realtà è ben diversa. Stiamo distribuendo in ogni singolo comune uomini forti, vigorosi e dannatamente giovani. A ben guardare sono tutti elementi in età militare, stranieri e per la quasi totalità di religione islamica. Non ci sono donne, non si vedono bambini, gli anziani sono inesistenti. Ma chi sono davvero queste persone? Perché se non stiamo accogliendo famiglie che scappano dalle guerre, chi diavolo stiamo ospitando?

Chi ci assicura davvero che tutte queste persone, decine di migliaia di uomini che si muovono organizzati in viaggi lunghi migliaia di chilometri, non rispondano in realtà ad un preciso progetto di invasione? E se per caso fosse una trappola militare? E se il Governo italiano, cadendo nell’inganno, stia in realtà distribuendo su tutto il territorio gruppi di giovani soldati stranieri? Sono davvero solo dei disperati, o piuttosto plotoni di un futuro esercito oggi dormiente? Pensateci. Perché dove starebbe in fondo la differenza? La verità è che questa potrebbe benissimo essere un’invasione programmata della vecchia Europa. Tutto potrebbe essere pianificati a tavolino. Potrebbe pure essere che quei «poveri» ragazzi siano soldati più o meno consapevoli, invece che profughi. E almeno potenzialmente lo sono di sicuro, questo è innegabile. C’è da chiederci quando e per chi combatteranno?

Fantasie? Visioni? Forse sì. O forse no? Del resto la storia è costellata di operazioni astute e di stratagemmi arditi e fantasiosi. Da Ulisse che ideò il famoso cavallo per espugnare Troia, fino alle più moderne trovate del genio militare. La guerra è anche inganno.Non solo, la storia ci insegna che le guerre cambiano in continuazione, si evolvono, mutano nei mezzi in campo e nelle tattiche utilizzate. Chi non se ne accorge è destinato a soccombere. I soldati francesi si impegnarono nelle prime battaglie della Grande Guerra vestendo giubbe rosse e pantaloni blu. Semplicemente perché quelle sono sempre state le loro divise. Fu una carneficina, i giovani soldati finirono facili bersagli dei fanti tedeschi. Furono costretti ad adeguarsi, perché gli eserciti non erano più quelli di una volta. Erano diversi. E se il presunto fallimento della Cavalleria Polacca non è altro che una leggendaria mistificazione, si realizzò presto che ai Panzer di Guderian non si poteva più rispondere con i puro sangue.

Quello di oggi sarebbe forse il primo caso della storia, che pure è lunga, in cui sono gli stati invasi che si prodigano addirittura a mantenere, coccolare e sfamare l’esercito invasore. Noi paghiamo conti salati, nell’ordine di qualche miliardo di euro, per permettere a giovani ragazzi stranieri in età militare, di stabilirsi nei nostri comuni, vicino alle nostre case, senza un reale motivo e senza uno straccio di idea su cosa accadrà un domani a queste persone. Intanto affiliamo i gessetti.