Poletti ha mentito, si deve dimettere. Ci sono le prove.

Condividi articolo

Eccovi accorsi qui, tutti quanti attirati dal titolo, immagino. Sicuri di trovare qualche testimonianza, dato o documento che provi le relazioni e il coinvolgimento (negato peraltro dall’interessato), tra Poletti e lo scandalo della mafia romana. Io sono perfido, e ci ho piazzato pure la foto di quella famosa cena in cui Poletti è ritratto insieme ad imbarazzanti sodali. Si lo ammetto, l’ho fatto apposta, ma semplicemente per indurre un numero, auspico importante, di lettori a leggere questo post; che non è un falso, seppur dal titolo ingannevole. Si perché davvero credo che Poletti dovrebbe dimettersi, nella vergogna più generale tra l’altro; si perché davvero credo he Poletti abbia mentito e si, infine, davvero ci sono pure le prove. Ma non si tratta di una cena, seppur imbarazzante che sia, ma un argomento forse ben più grave e ben più attuale, almeno rispetto a quella che dovrebbe essere la quotidiana agenda del ministro.

Lo scorso venerdì 28 novembre Poletti, attraverso l’ufficio stampa del suo ministero, ha diramato una nota che sprizzava nel titolo inchiostro fumante di entusiasmo, ovvero ci diceva:

“nel terzo trimestre 2014 i contratti a tempo indeterminato aumentano del 7,1% rispetto allo stesso periodo del 2013”.

Perbacco, perdinci, perdindirindina! Ma lo vedi allora che grazie a questo ministro e alle sue riforme, il mercato del lavoro riparte?
Diciamo che la comunicazione portava con se un sospetto congenito di alto tasso di “cialtroneria”; sospetto dovuto alle tempistiche con cui la stessa nota è stata diramata. Come mai, si interrogavano i più, il paciarotto Poletti ha pensato di pubblicare quella nota, con un estratto di dati anticipati (che tra l’altro sarebbero usciti di lì a pochi giorni, mica mesi dopo), proprio nello stesso giorno in cui l’ISTAT pubblicava dei numeri drammatici sulla forza lavoro del mese 2014? Vuoi mica dire che c’era forse un leggero tentativo di smorzare la notizia buttando in giro un po’ di fumo? Ma noooooo… che andate sospettando? Birichini!
E in effetti, nel solco dell’epica italica, saldamente aggrappato alla tradizione dell’imbroglio che nello stivale si è fatto sistema, il ministro annunciava trionfante che si sono registrati oltre 400.000 nuovi contratti a tempo indeterminato. Per la precisione i nuovi contratti indeterminati sono stati 401.647. Peccato che nella nota si ometteva di dire quanti contratti a tempo indeterminato fossero cessati nello stesso periodo, ovvero 483.027.
Capire che la differenza tra i due dati è ampiamente negativa, caro ministro, è certamente più facile che riconoscere se quello che ti mangia a fianco sia un delinquente. Lo riconosciamo, e infatti lo riteniamo di gran lunga più grave. Per chi poi volesse approfondire la disamina dei dati sul mondo del lavoro, per approfondire anche la misura della cialtronaggine contenuta nella sopracitata nota governativa, può leggere qui il documento.
Tutto qui? Ma nemmeno per sogno. Questa, dopo tutto, sarebbe pure una perdonabile bugia.
Nel comunicato, come spesso accade nel favoloso mondo di Renzì, si traguarda sempre ogni confine dell’iper spazio della realtà, scoprendo sempre nuove galassie nello sterminato universo della supercazzola. Leggiamo sempre dalla nota governativa:

“Questi dati, in continuità con quelli relativi al 2° trimestre, confermano che il cosiddetto decreto Poletti, convertito nella legge 78/2014, ha prodotto l’esito che era auspicabile, cioè un incremento dei contratti a tempo indeterminato e dei contratti di apprendistato.”

Polettiiiiiiiii!!! #Maddove? #Maquando? #Madovetelosarestisognato?

Qui addirittura la menzogna è doppia. Già perché i dati completi sulle comunicazioni obbligatorie, pubblicati dallo stesso ministero qualche giorno dopo, il 3 dicembre, ben chiariscono che non vi sia nessun tangibile miglioramento, né tantomeno una tendenza ad aumentare, dei contratti a tempo indeterminato. E a dirlo non è ilMonti.com, che uno pensa che sia in malafede, ma lo certificata un sito autorevole come lavoce.info.
E ancora, nonostante il maldestro tentativo del ministro di appuntarsi meriti che non ha, i dati sono inesorabili. E cosa ci dicono? Ci raccontano che nel secondo e terzo trimestre, ovvero il naturale campo d’azione del decreto Poletti (approvato il 20 marzo e convertito in legge il 16 maggio), cala anche il numero delle assunzioni a tempo determinato. Insomma, nessun dato positivo e nessun merito, Poletti ha solo e semplicemente tentato di coglieranno tutti. E il solo scopo era quelli di nascondere la verità, che è solo una ed impietosa: lui e il governo Renzi stanno continuando ad affossare lo stato italiano. Punto e stop.
La vicenda è ben ricostruita, per chi voglia meglio approfondire, in questo interessante post.
Mentire per coprire dei dati disastrosi, e farlo su un tema così delicato come quello del mercato del lavoro. Non è forse un motivo più che valido per chiedere le dimissioni di un ministro? Peccato che tutti siamo maledettamente distratti a discutere sul valore di una foto e dei suoi commensali. Già, peccato. Per noi.