Confisca Lega Nord: non sono processi, sono azioni politiche

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La confisca dei conti correnti della Lega Nord è la logica conseguenza del disegno politico che punta al suo annientamento

confisca

Un Giudice ha inchiodato la Lega confiscandole tutti i conti correnti, nel pieno delle campagne referendarie di Veneto e Lombardia e a ridosso delle elezioni politiche. Basterebbe questo per capire tutto. Invece c’è ancora chi pensa di farne una questione di leggi, di processi, di codice e di responsabilità. C’è chi ancora la mena sulla mancata costituzione in giudizio della Lega Nord contro Bossi, come se fosse sensato che un movimento si precipiti a chiedere i danni contro il proprio Presidente, quasi a condannarlo prima ancora della sentenza definitiva, in luogo di una logica difesa, che sarebbe la reazione naturale. Così come tante volte avvenuto in passato, con esponenti coinvolti in inchieste pretestuose. Per questo Salvini non lo ha fatto, chi lo critica forse non ha ben riflettuto. Perché al netto di quello che si può pensare, in bene o in male, sul fondatore della Lega, è ormai evidente come il processo messo in piedi contro Bossi sia un processo politico. Ho già avuto modo di spiegarlo qui. Ma la storia non finisce con Bossi, perché dev’essere chiaro a tutti che l’obiettivo finale non è Bossi, l’obiettivo è far fuori la Lega intera.

 

Il sequestro è colpa di Bossi?

Loro scrivono sequestro (che poi è una confisca) ma si legge «pretesto». Il teorema montato a Genova, quelle secondo cui una presunta irregolarità di spesa, per giunta di una piccola parte di rimborso elettorale, giustificherebbe la restituzione di 49 milioni di euro, è soltanto un modo per tentare di affondare la Lega. Ma è uno dei tanti possibili e da cui dobbiamo e dovremo difenderci. E’ davvero illusorio pensare che in questo caso si riduca tutto ad una questione di colpe, processi o responsabilità più o meno circostanziate. Chi ha maneggiato le carte del processo milanese lo sa bene, non ha bisogno di essere convinto. Quel processo, per quanto riguarda l’imputato Bossi, è tutto ridicolo. Qui bisogna difendersi dai processi, perché nei processi è davvero difficile farlo. Perché sarebbe davvero un fatale errore credere che sia una questione di leggi o, peggio, di legalità. Non scherziamo. Che Bossi non si sia intascato mezzo euro lo riconoscono tutti, avversari compresi. Ma un processo politico utilizza le leggi come vuole, violentandole, piegandole e addomesticandole allo scopo.

Per esempio, vi ricordate l’irruzione nella sede della Lega Nord di via Bellerio a Milano? Quella di cui ieri cadeva la ricorrenza. Era il 18 settembre 1996, tre giorni dopo la dichiarazione d’indipendenza della Padania, avvenuta a Venezia. La Polizia sfondò le porte di Bellerio, sede di un partito democraticamente riconosciuto e costituzionalmente tutelato. Lo fece, in spregio non ad una legge qualsiasi, ma addirittura alla Carta Costituzionale, quelle che all’art. 68 regolamenta il perimetro di salvaguardia dei Parlamentari, che lì avevano le loro dimore:

 

Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare

 

Calpestarono la Costituzione, poi calpestarono il buon senso con Papalia e i suoi assurdi processi con cui perseguitava i detentori di spallette, bandiere e adesivi. Lo Stato mostrava i muscoli per spaventare gli uomini, tanti, tantissimi che avevano osato ribellarsi. Non è una colpa detenere una spilletta, ma lo diventò perché anche quello era un processo politico.

 

La democrazia in Italia è sempre relativa

La storia della Repubblica Italiana è costellata di episodi e schifezze del genere. È lunga la lista di uomini politici liquidati, o che si è tentato di liquidare, nei più disparati modi. Così come tanti e troppi sono gli interventi poco chiari, e mai chiariti, che hanno influenzato gli equilibri politici. Spiace che ancora tanti, troppi, sembrano avere cieca fiducia rispetto agli organi di uno Stato che ha dato prova, innumerevoli volte e occasioni, di agire fuori dalla democrazia e in totale scorrettezza. Inutile fare l’elenco delle stragi senza colpevoli, dei depistaggi, di servizi deviati, il repertorio è vario e vasto.

Non dovremmo farci ingannare e guardare dritto alla luna, non insistere fissando il dito.