La memoria stramba e la tragedia del transatlantico Sirio

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Qualche giorno fa, ad accogliere Matteo Salvini al centro Cara di Mineo, c’era anche l’onorevole di Sel Erasmo Palazzotto, che attendeva il segretario della Lega con un dono particolare.
Convinto di averla proprio pensata bella e di averci azzeccato, dichiarava baldanzoso

“Siamo qui davanti il Cara di Mineo aspettando Salvini perché la Sicilia è una terra ospitale e gli diamo il benvenuto. A lui regaliamo una prima pagina della Domenica del Corriere dei primi anni del secolo in cui si racconta il naufragio della nave Sirio carica di migranti padani che fece naufragio a largo della Spagna”

A parte che tentare anche solo di giustificare la tratta di questi nuovi schiavi, che muoiono in viaggi della speranza, è già di per sé deprecabile, così come vergognoso il tentativo di dare un senso a queste tragedie evocandone altre. La questione è che l’episodio del Sirio non c’entra proprio un bel niente con l’odiosa e criminale pratica di questi barconi della speranza.
Eh già, perché proprio all’Onorevole Palazzotto, che tanto rivendica la necessità di non perdere la memoria, vorremmo ricordare la vicenda del transatlantico Sirio. Innanzitutto non era un canotto, un gommone o peggio una barchetta, al contrario era appunto una nave da 3635 tonnellate di stazza lorda, quindi tutto fuorché un mezzo di trasporto improvvisato. La Sirio era stata costruita proprio per trasportare, chiaramente con tutti i requisiti minimi di sicurezza del tempo, gli emigrati italiani. Eh ma allora vedi che sono emigrati anche loro? Eh si, erano emigrati, che scoperta! Furono milioni quelli che dall’Italia partirono tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 per cercare fortuna nelle lontane Americhe, ma vi è un particolare che probabilmente sfugge all’Onorevole Palazzotto. Queste persone partivano per il Brasile, l’Argentina e l’Uruguay, tutti Stati che richiedevano una forte manodopera, tutti Stati che sono nati, cresciuti e in alcuni casi sviluppati proprio grazie all’immigrazione di massa.
Andavano in America (del Nord e del Sud) perché l’America aveva bisogno di loro, perché offriva loro un posto, un’occasione di riscatto e spesso invitava e incoraggiava questi viaggi. Del tutto legali, anzi richiesti.
Ecco dove sta la differenza, direi più che sostanziale. Noi non abbiamo bisogno di lavoratori, siamo in piena crisi, una disoccupazione alle stelle, un giovane su due non riesce a trovare lavoro. Ma come si fa a paragonare l’Italia del 2014 con l’America degli inizi del ‘900? Follia.
[tweetability]I barconi poi partono e arrivano in maniera illegale, sono gestiti dalla malavita organizzata, fanno rischiare la vita ai loro passeggeri[/tweetability], spesso donne e bambini. Sono solo criminali, e andrebbero perseguiti, arrestati e si dovrebbe porre fine a questi viaggi. Al contrario vedo che qualcuno pensa ancora di giustificarli, con paragoni azzardati, che non c’entrano nulla. Chi è il vero razzista?