Lo ius soli facilita il terrorismo

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La cittadinanza non aiuta l’integrazione, anzi il rischio è quello di aumentare il numero di cittadini che continuano a sentirsi stranieri, diventando sensibili alle sirene del radicalismo

ius soli

Mentre ci lecchiamo le ferite dopo l’ennesimo attacco terroristico, odioso, sanguinoso e brutale, il prossimo 15 giugno verrà discussa in Senato la legge sullo ius soli. Ovvero una modifica alle attuali norme previste per acquisire la cittadinanza italiana. In senso più restrittivo? Naturalmente no. L’idea sarebbe quella di introdurre il principio dello ius soli, seppur temperato, ovvero tendere a facilitare l’acquisizione della cittadinanza italiana a chi nasce sul territorio italiano.

E perché qualcuno vuole facilitare l’acquisizione della cittadinanza italiana? Secondo PD e sinistra, ottenere la cittadinanza italiana faciliterebbe il processo di integrazione. Vero? Naturalmente no.

Qui trovate la mappa degli ultimi attentati terroristi dal 2015 ad oggi. Francia, Germania e Gran Bretagna vantano le legislazioni più «morbide» in fatto di acquisizione della cittadinanza. Eppure sono quelle più martoriate dagli attacchi terroristici. Vale la pena ricordare poi che la quasi totalità degli attentatori, compreso l’ultimo di Manchester, erano cittadini europei, spesso di seconda generazione.

È evidente quindi che non vi sia nessuna corrispondenza diretta tra l’ottenimento della cittadinanza e il lungo, difficile e complesso processo di integrazione. La cosa è nota a tutti quelli che non ragionano con il paraocchi del politicamente corretto.

MA GLI STRANIERI VOGLIONO ESSERE CITTADINI ITALIANI?

Da una ricerca del 2007 commissionata dal Ministero dell’Interno a Makno & Consulting, emergono dati interessanti.

Innanzitutto gli italiani, e non gli stranieri, non hanno la minima idea di come si possa ottenere la cittadinanza italiana. Il 43,5% degli intervistati, quindi quasi uno su due, ammette di non avere idea di dopo quanti anni di residenza si possa chiedere la cittadinanza. Un altro 40% crede che siano sufficienti 5 anni (31,8%) o 3 anni (8,4%). Solo il 15% degli italiani è consapevole che la cittadinanza si può richiedere dopo 10 anni di residenza.

Clamoroso poi il dato sull’interesse potenziale a richiedere la cittadinanza. Solo il 55,2% degli stranieri residenti è interessato a diventare cittadino italiano. Il 20,3% risponde esplicitamente «NO» e il 24,5% «non risponde».

A conferma della scarsa propensione a diventare cittadini italiani ed europei, anche le risposte sui motivi per i quali interesserebbe diventare cittadini italiani.
Al primo posto, con il 57%, è questa la motivazione che interessa oltre la metà degli stranieri:

Non chiedere più il permesso di soggiorno

L’ottenimento della cittadinanza non è visto come una condivisione di ideali, valori, storia e cultura, bensì un mero espediente per superare la burocrazia.

La risposta «per essere più integrato in italia» è stata barrata da un misero 23%.

REGALARE CITTADINANZE E TROVARSI ITALIANI CHE SI SENTIRANNO STRANIERI

Con la legge che introduce lo ius soli stiamo peggiorando un quadro già critico. Il rischio, regalando cittadinanze in maniera facile, è quello di ritrovarsi con un numero sempre crescente di italiani che si sentiranno però stranieri. Questa sensazione di estraniamento, di diversità all’interno di una comunità che non si avverte come la propria, sta probabilmente alla base di questo fenomeno che vede radicalizzarsi cittadini europei, di prima o seconda generazione.

Anche per questo motivo dobbiamo fermare, con ogni mezzo, lo scellerato progetto che mira ad introdurre il principio dello ius soli in Italia. Lo dobbiamo fare perché probabilmente regalare la cittadinanza facilità l’espansione del terrorismo, collaborando ad alimentare quel brodo di cultura in cui covano e proliferano gruppi radicali e terroristici.