Non lasciarci Le Pen(ne)

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Dopo la sconfitta il Front National cambia pelle per uscire dall’angolo destro. È la fine del lepenismo?

le pen

Marine Le Pen ha perso, e questo era un risultato prevedibile e in larga misura previsto. Assai scontato direi. Certo, c’erano le legittime speranze di chi ne auspicava la vittoria, ma sappiamo come rasentassero l’impossibile fin dal principio. Così com’è scontato che non si può gioire per la vittoria di Macron, oggetto un po’ misterioso, frutto della commistione tra finanza e politica. Confesso, e non dovrà sembrarvi strano, che avrei fatto parecchia fatica ad alzare la ola per una vittoria del Front National, movimento che per costituzione è in antitesi rispetto ai temi fondanti della lega Nord. Il faccia a faccia elettorale, disastroso per la Le Pen, non ha certo aiutato a rendermela simpatica, soprattutto quando abbiamo ascoltato affermazioni tipo questa:

il federalismo è una roba da estremisti

Insomma, niente di cui entusiasmarsi arriva dalla politica francese, almeno per noi testardi e cocciuti leghisti, quelli che si ostinano ancora a voler combattere per la libertà dei nostri popoli, liberandoci finalmente dall’oppressione di uno Stato tutto leggi, burocrazia e tasse.

C’è però qualche elemento, di queste elezioni francesi, che dovrebbe farci riflettere, soprattutto alla luce di una sconfitta che ha assunto misura e dimensioni non previste.

TERRORISMO E CRISI NON HANNO FATTO VINCERE IL FRONT

Marine Le Pen e il Front National potevano avvantaggiarsi di un clima politico e sociale a loro iper favorevole, forse come mai accaduto prima. La Francia è uno dei grandi malati d’Europa, ha un problema di crescita, con PIL e consumi delle famiglie in calo. Le aziende continuano a fallire, si trasferiscono o chiudono i battenti. Ciò significa operai e famiglie risucchiate nel dramma della disoccupazione. I conti pubblici non vanno benissimo, un welfare storicamente pesante su cui l’Europa chiede o chiederà di intervenire. Poi c’è il terrorismo internazionale e l’ISIS. Nessun paese occidentale è stato colpito come lo è stato la Francia, soprattuto negli ultimi sanguinosi anni. I Francesi hanno assistito alle esecuzioni sommarie da Charlie Hebdo, con i terroristi che dispensavano morte sui marciapiedi. E poi l’eccidio del Bataclan, l’attacco multiplo al cuore della capitale, ostaggio del terrore per una lunga notte. Infine la strage di Nizza, che ha cancellato ogni possibilità di sentirsi davvero sicuri. La Francia di oggi è un paese sotto assedio, lo percepisce chiunque ci metta piede, anche solo per una gita fuori porta, con l’esercito per le strade e l’emergenza pronta a scattare ad ogni minimo sospetto. E poi c’è l’immigrazione, la tensione nelle periferie degradate, l’integrazione fallita degli immigrati di seconda e terza generazione, che in Francia sono davvero tanti. Tutti questi elementi giocavano a favore del Front e della candidata Marine Le Pen, da cui ci si aspettava un risultato brillante, ma così non è stato

I TENTENNAMENTI SULL’EURO, SI ESCE O O SI RIMANE?

Poi c’era il grande tema dell’uscita dall’euro o addirittura dall’Europa o entrambe le cose. Questo, negli ultimi anni, è stato il più luminoso e granitico punto programmatico del fronte sovranità europeo. Via dall’Euro e via da questa Europa, messaggio chiaro, diretto, incisivo. Invece in Francia tutto si è sciolto come neve al sole.  La campagna elettorale della Le Pen ha lanciato un sinistro segnale a tutti i movimenti euroscettici d’Europa, facendo intendere che la politica del «No Euro» senza se e senza ma funzioni fino ad un passo dalle elezioni. Poi tutto si trasforma in un «ni», in una serie di «se», «ma», «però »e «forse». Ed ecco fare capolino le mezze soluzioni: usciamo ma con un piede rimaniamo dentro, rimaniamo con l’Euro ma anche con il Franco. La doppia moneta, specchio di una doppia paura. E questa paura inquieta l’elettorato, avvantaggiando decisamente chi sostiene senza se e senza ma che tornare al vecchio Franco, o peggio per noi alla Lira, sia una sciagura anche maggiore del rimanere nell’Euro.

Non è un caso che la Le Pen partisse da sondaggi buoni, ad una settimana dal voto era data al 41%, poi le ambiguità sull’Euro, culminate nel faccia a faccia con Macron, l’hanno fatta precipitare ad un misero 34%.

USCIRE DALL’ANGOLO DI ESTREMA DESTRA

Interessante anche la reazione degli uomini del Front alla sconfitta: hanno subito deciso di cambiare nome e addirittura di rifondare il partito. Uno tsunami che come prima conseguenza ha avuto l’abbandono della giovane Marion Maréchal-Le Pen. È evidente come il Front sconti ancora il peso ingombrante della sua storia, di conseguenza uno schiacciamento verso l’estrema destra. Queste elezioni, ve ne fosse stata la necessità, ha ribadito come da lì sia impossibile vincere, persino in un sistema a doppio turno, come quello francese. Figurarsi in Italia, dove il doppio turno è stato cancellato dalla Corte Costituzionale.

E SE LA LE PEN NON FA PIÙ LA LE PEN?

Se questi saranno i risultati e le conseguenze delle elezioni francesi, se dunque verrà confermata la rivoluzione nel Front National, significa che la Le Pen non farà più la Le Pen, decretando la morte del lepenismo.

E con il lepenismo si esaurirà anche il rigurgito nazionalista, riducendolo a conato indotto dalla scellerata gestione dell’Unione Europea? Può essere. L’impressione è che indietro non si torni, ed ora lo pensano anche gli uomini del Front.