La difesa degli imbecilli

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“La Repega” è lo spazio autogestito da Luciano Aguggini, dove pubblica pensieri, parole e poesie.

[su_highlight background=”#682a1f” color=”#ffffff”]CHE COSA E’ PER TE IL FEMMINICIDIO[/su_highlight]

 

Non v’è al mondo razza più prolifica e necessaria  degli imbecilli  .Se non fossero esistiti uomini di genio,saremmo, ancora barbari,ma senza schiocchi il genere umano sarebbe finito da un pezzo.
Ogni nazione è piena di imbecilli che scrivono,che insegnano,che parlano ai popoli,che fanno affari,che amministrano,che signoreggiano,che fabbricano teorie e opere di ogni specie.E’ pur vero che la convivenza con gli idioti è un continuo martirio per quelli che idioti non sono.Mettete un grande in una compagnia  di sciocchi e sarà il più delle volte,detestato,sbeffato o per lo meno mal compreso.
E non c’è da stupirsi se il più delle volte gli imbecilli fanno miglior riuscita nel mondo  che non i grandi ingegni.  (G Papini La difesa degli Imbecilli ).
….parole sacrosante io ne conosco parecchi purtroppo e voi ?

 

“Il mare non bacia le sponde ma le schiaffeggia o rode; dalle rive si staccano ad ogni istante vapori e velieri, carichi d’uomini che muovono alla conquista del mondo” (Giovanni Papini dal libro Italia Mia).

“Un delitto è punito quando è piccolo, ma è lodato e premiato quando è grande”.

“Se gli scrittori non leggessero, e i lettori non scrivessero, le cose nella letteratura andrebbero straordinariamente meglio”.

Ecco qualche motivo, che mi ha incuriosito e ha fatto decidere di scrivere il tema. Mi hanno colpito queste frasi e aforisma tratti dalle sue opere. Ho avuto l’impressione di uno scrittore scomodo, ma che soprattutto come tale volesse apparire. Papini è indubbiamente uno dei più importanti e prolifici scrittori italiani del ‘900, la sua vita letteraria fu spesso una alternanza tra affermazioni e contrasti, il suo pessimo carattere di “Maledetto toscano” contribuì non poco alla creazione di personaggio di attaccabrighe. Egli era un uomo senza mezze misure che non esitava a stroncare chi riteneva doveva  essere stroncato. Questo ovviamente faceva facilmente crescere la schiera dei suoi nemici. Per sostenere un ruolo come il suo occorreva possedere una indubbia dote, il genio. Nasce a Firenze a quel tempo culla della cultura italiana con autorevoli esponenti artisti di ogni genere come Marinetti, Malaparte, Montanelli, Spadolini, Soffici, Amendola, Ungaretti, Pirandello, Pizzetti con l’amico Giovanni Prezzolini col quale ebbe un lungo e rapporto di intensa e turbolente amicizia, con fasi alterne, fondò una importante rivista letteraria “Il Leonardo” che si ispirava a Nietzsche, con l’obbiettivo di dare una vigorosa scossa alla allora paludata cultura accademica. Nel 1911 con Giovanni Amendola che morirà a Cannes a seguito delle percosse subite dai fascisti, fonda la rivista “L’anima”. Nel 1913, con Ardengo Soffici fonda “Lacerba” che nasce in contrapposizione  alla “Voce” fondata da Prezzolini, con l’obbiettivo di diventare la rivista fucina di idee del futurismo Italiano in realtà litiga e polemizza con Croce, Gentile con Sem Benelli, con Emilio Cecchi e altri ancora, a causa del suo egocentrismo, cioè la sua tendenza a considerare il suo modo di essere, di sentire, di giudicare come l’unico possibile valido in assoluto.

Esperienza che lo scrittore rievocherà nel libro l’Esperienza Futurista edito nel 1919. Nel 1921 suscitando grande clamore Papini si converte al cattolicesimo e pubblica “Storia di Cristo”. Scrive moltissimo e si avvicina al fascismo, che nel 1937 gli assegna la cattedra della letteratura italiana presso l’università di Bologna, firma nel 1938 a sua eterna ignominia manifesto delle leggi razziali. Per riconoscenza Mussolini lo nomina accademico d’Italia. Per queste sue compromissioni col regime fascista  nel dopoguerra Papini pagò duramente. Malato ormai diventato cieco fu emarginato dalla cultura egemonizzata dalla sinistra Comunista, a differenza di tanti altri intellettuali trasformisti che passarono sulla sponda opposta che la giornalista della Stampa Mirella Serra elencò nel suo libro  “I redenti, gli intellettuali che vissero due volte” tra i quali: Elio Vittorini, Vasco Pratolini, Michelangelo Antonioni, Ottone Rosai, Curzio Malaparte, Alberto Moravia e altri come Dario Fo e Davide Laiolo che da ex legionario in Spagna e aderente alla Repubblica Sociale di Salò, divenne il direttore dell’Unità organo ufficiale del partito Comunista.

Evidentemente Papini tra i suoi innumerevoli difetti come: il narcisismo, la volontà di voler stupire sempre, la continua quasi esasperata ricerca dello scontro, e della polemica per la polemica, non annoverava quello che Ennio Flaiano riteneva il maggior difetto degli italiani, che illustrava con la celeberrima e feroce battuta “Gli Italiani sono sempre pronti a correre in soccorso ai vincitori”.

Malato e cieco non potendo più scrivere dettava alla nipote, nel 1953 pubblicò “Il Diavolo” opera controversa per la quale ebbe una furiosa polemica con Papa Pio XII. Libro che fu messo all’indice delle opere sconsigliate, nel quale Papini volle illustrare le proprie tesi su Satana. Secondo lo scrittore il Diavolo è l’incarnazione del male, l’angelo ribellato a Dio, che tuttavia nella sua misericordia perdonerà e salverà. Nel 1971 fu pubblicato il volume postumo “Schegge” raccolta di corsivi già pubblicati sul Corriere della Sera dal 1940 al 1950 in terza pagina. Il mio giudizio sull’autore è positivo, indubbiamente le sue opere sono un patrimonio della cultura non solo Italiana, meno positivo ovviamente è il giudizio sull’uomo, per il suo carattere e per i suoi errori. Ma chi sono io per dare giudizio morale su un uomo che è vissuto in quei tempi così particolari