LA BRIANZA NON DEVE TORNARE CON MILANO, OGNI ALTRA SOLUZIONE RAPPRESENTEREBBE LA NOSTRA SALVEZZA

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Leggo con dolore e dispiacere una lettera di un lettore de Il Cittadino di Monza, Padre Michele Triglione, dal titolo inequivocabile: “Non ho dubbi torniamo con Milano”.

Mi tocca qui citare, e lo faccio volentieri, uno scrittore, vivente, che ho avuto il piacere di incontrare e conoscere personalmente, Roberto Gervaso, che ha avuto modo di affermare: “Dubito sempre di chi non dubita di niente”.

 

La Brianza e la sua Provincia, giovane di età così come forte e salda nei suoi “fondamentali”,  manca di una forte identità, questo è vero, lo riconosciamo; ciò è dovuto non tanto per la mancanza di caratteristiche storiche, culturali, sociali ed economiche che la caratterizzino dalla grande Milano, tutt’altro, il problema sta proprio nel sonno della coscienza che ha colpito i Brianzoli. Troppi anni vissuti sotto l’ombra dei “cugini” milanesi.

 

Questi sono temi su cui si può, e si deve, discutere e disquisire a lungo, in cui i dubbi non dovrebbero però mancare; trovo difficile pensare, come fa Padre Michele Triglione nella sua lettera, che un ritorno a Milano possa rafforzare l’identità monzese.  Al contrario, il pericolo è proprio quello di perdere, per sempre, la Brianza come la conosciamo oggi.

 

Ed ecco il punto, il pericolo più grande che corre la nostra terra oggi: la Provincia di Milano scomparirà, sostituita dalla città metropolitana, un nuovo ente, gerarchicamente superiore al Comune di Milano, a cui farà capo anche la pianificazione territoriale dell’intero bacino metropolitano, con poteri molto più ampi di quelli che oggi spettano all’ente Provincia.

 

La Brianza, reinserita nell’area milanese, diventerebbe, con buona pace di tutti, il confine dell’impero milanese, la periferia della grande metropoli; non avremmo nemmeno, come alleato, il verde da difendere, visto che su questo versante abbiamo già dato e parecchio; quindi si tratterà solo di trasformare l’urbanizzazione come la conosciamo oggi, fatta perlopiù (città escluse) di case, casette, villette e qualche palazzina, con l’oceano di palazzi e quartieri dormitorio, tipico delle periferie delle grandi metropoli.

 

La trasformazione urbanistica sarà accompagnata, naturalmente, da una metamorfosi sociale; scompariranno le comunità e i nuclei cittadini, tipici del territorio diviso in campanili, assorbiti dal grande mare magnum della metropoli; quartieri dormitorio, immigrati e azzeramento della coesione sociale. Secoli di storia, cultura e tradizioni scompariranno.

 

Questo è stato il motivo più forte, il pericolo più grande, che ha dato l’accelerata finale che portò alla conquista della nostra indipendenza brianzola; questi ancora oggi, sono i motivi che debbono farci mobilitare, con forza, contro il ritorno alla Provincia di Milano.

 

Ogni altra soluzione, anche l’accorpamento forzato con altre Province, pur essendo probabilmente inutile al fine di un risparmio economico e tantomeno per un vero efficentamento, sarebbe comunque da preferire al ritorno sotto Milano.