Ius Soli, una follia solo italiana

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Vi sembrerà incredibile ma il Parlamento italiano, ben lungi dall’essere impegnato notte e dì a sbrogliare le innumerevoli matasse che stringono e strangolano la vita dei propri cittadini, è impegnato anima e corpo per approvare un percorso agevolato per l’ottenimento della cittadinanza ai cittadini stranieri. Incapace di soddisfare i bisogni e i diritti degli attuali 60 milioni di cittadini italiani, come quello elementare al lavoro, si agitano incomprensibilmente per moltiplicare il numero di cittadini, cominciando dal naturalizzare i figli degli stranieri. Comportamento bizzarro e un po’ idiota.

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Ieri è stato trovato l’accordo sul famigerato «ius soli», con il testo approvato in Commissione Affari Costituzionali, così fatto da rappresentare un unicum nella legislazione europea. Naturalmente nessuno in Europa è bamba quanto noi. Mentre inizia ad addensarsi questo fosco futuro naturalmente c’è chi gioisce, come il parlamentare Pd, Khalid Chaouki

si tratta di una riforma importante per il futuro dell’Italia

Che sia una riforma «importante» non vi sono dubbi, nel senso che questo è il primo importante passo per scardinare l’identità dei nostri popoli e della nostra terra. La chiave con la quale si apriranno le porte ad un futuro in cui vivremo in una società mescolata, con interi gruppi etnici egualmente cittadini a prescindere dal loro livello di integrazione. La cittadinanza sarebbe il coronamento del lungo e tortuoso percorso che porta all’integrazione; qualcuno si illude invece che possa essere uno strumento per raggiungerla.

Una follia questa che non ha eguali in Europa, è bene ricordarlo. In nessuno Stato della comunità europea vige una legislazione improntata allo «ius soli». In nessun stato europeo è sufficiente essere nati entro i confini dello Stato per acquisire la cittadinanza. In Italia sarà possibile, con l’unico blando paletto costituito dal requisito del permesso di soggiorno UE di lungo periodo.

Non è possibile in Francia, dove si concede la cittadinanza facilmente solo se un bambino nasce in Francia da genitori stranieri ma che siano nati a loro volta in Francia. Altrimenti si acquisisce a 18 anni ma solo se si hanno genitori stranieri che però risiedono nel Paese da almeno cinque anni.

Non è possibile nemmeno in Germania, l’unica ad aver aggiornato la normativa in direzione più «lassista». Di norma vale il principio dello ius sanguinis, ma possono diventare cittadini tedeschi tutti quei bambini nati da genitori extracomunitari, ma almeno uno dei due genitori abbia in mano un permesso di soggiorno permanente da tre anni e viva in Germania da almeno otto anni. Otto anni che fanno una grande differenza, rispetto a la nuova legge che va delineandosi in Italia.

Non è possibile in Olanda, dove la cittadinanza viene conferita solo dopo il compimento della maggiore età e solo se si è in possesso di un regolare permesso di soggiorno e si è vissuto nel Paese per cinque anni senza interruzioni. Sostanzialmente è ciò che prevede l’attuale legislazione italiana.

Non è possibile in Spagna, dove diventa cittadino spagnolo il bambino che ha almeno un genitore nato a sua volta in Spagna. E bisogna comunque attendere 10 anni di residenza nel Paese, con lavoro e permesso di soggiorno permanente.

La Lega Nord si opporrà a questa follia, a questo sciagurato disegno.