Irap e fondi pensione, una porcata tira l’altra

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Dopo avervi raccontato ieri, in questo lungo post, del gioco delle tre carte operato sulla fantomatica operazione da sogno (per dirla con le parole di Giorgio Squinzi) sull’Irap, in cui si raccontano fantasmagoriche riduzioni mentre si alza a tutti la tassazione, oggi arriva una seconda amara sorpresa. Si perché quella che Renzi ha sbandierato come “La più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo nella storia repubblicana in un solo anno” , si sta trasformando passo dopo passo nel solito salasso per cittadini e imprese.
Notizia di oggi che la prima porcata, quella di aver aumentato l’Irap del 10% a tutte le imprese e professionisti, sarà seguita da una seconda, gigantesca porcata: l’aumento avrà decorrenza dal 1 gennaio 2014, cioè sarà retroattivo. E lo statuto del contribuente va giù di altri dieci centimetri nel tubo del cesso in cui è stato gettato da tempo.
Ma visto che non c’è due senza tre, ecco la tripletta porcao: i tanto sbandierati sconti all’Irap di Renzi, quelli sulla quota lavoro riferita ai soli lavoratori con contratto a tempo indeterminato, partiranno invece dal 1° gennaio 2015. Perché quando è lo stato a dover dare, bhè allora lo statuto del contribuente si rispetta a menadito, anzi con il randello in mano.

È finita qui? Ma nemmeno per sogno. C’è pure la ciliegina sulla torta: anche sui fondi viene anticipato al 1 gennaio 2014 l’aumento dall’11,5 al 20%.
Niente male, per “La più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo nella storia repubblicana in un solo anno”