Inchiesta autodromo e maxi sequestro. Però “abbiamo sempre avuto un trattamento di favore”

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Al netto di ogni forma di garantismo, che deve sempre valere per tutti e di fronte alla quale troppo spesso facciamo spallucce, è sicuramente vero che ormai l’opinione pubblica si è fatta un callo tale che ormai si sta abituando un po’ a tutto. Certo ancora ci si prova a scandalizzarsi, per questa o quell’altra porcheria, ma ho come l’impressione che il tutto si esaurisca con una brevissima scarica di bile, liquidiamo ogni pratica con un bel “così fan tutti”, e opplà giriamo pagina del giornale.
Se poi le vicende si consumano fuori dal recinto politico, dove ancora (ma solo per convenienza) qualcuno ha buon gioco a soffiare sullo scandalo, pare che tutti si muovano seguendo il principio del laissez faire, che in Italia non viene mai applicato dove servirebbe, (cioè in economia, lasciando lo Stato il più lontano possibile dalle imprese), ma piuttosto dove è più dannoso, degenerando in un menefreghismo assoluto.
E dev’essere proprio così, perché altrimenti non si spiegherebbe cose come quella che adesso vi racconto.

Sul quotidiano “Il Giorno – Brianza”, del 2 luglio scorso (non 3 secoli fa dunque), in piena bufera dopo le dichiarazioni/minacce di Ecclestone, compare una lunga intervista ad Angelo Sticchi Damiani, nientemeno che il capo supremo di Aci, in cui prima di parlare di ogni altra cosa ci dice che

 

“non entrando nel merito dell’inchiesta giudiziaria, perché non ne ho conoscenza, da un punto di vista sportivo credo che Enrico Ferrari abbia fatto un egregio lavoro a favore di Sias”

 

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A parte che on capisco bene la declinazione dell’aggettivo “sportivo”, nel senso che Enrico Ferrari non era chiamato a guidare le Ferrari di F1 in pista, bensì era un manager ben pagato, quindi il suolo presunto ruolo sportivo coincide esattamente con quello professionale: era chiamato a gestire l’Autodromo e anche il suo cliente più importante, la F1. Sticchi Damiani ci dice che sportivamente ha fatto un buon lavoro, e lo sottolinea, proprio in favore di Sias, perché è grazie a lui che Monza avrebbe spuntato un contratto di favore. Che poi questo contratto di favore è sempre stato avvolto nel mistero, visto che non si è mai riusciti a capire quanto Monza pagasse veramente. Ma ci fidiamo, il contratto è di favore. Come dite? Si vabbhè, non stiamo adesso qui a tirare fuori le vecchie menate sulla trasparenza, che non c’è mica tempo perdere. Fidatevi, è di favore, per chi non si sa.

Giusto qualche giorno dopo questa dichiarazione, appunto anche oggi lunedì 14 luglio 2014, sfoglio lo stesso giornale e leggo notizie meno rassicuranti.
Leggo che la Guardia di Finanza avrebbe sequestrato, per conto della Procura, 2,8 milioni di euro tra contanti, titoli e quote di fondi dalle disponibilità dell’ex direttore generale di Sias Enrico Ferrari. Leggo che la Procura avrebbe scoperto “un sistema di incassi in nero che sarebbero sempre sfuggiti alla contabilità di Sias”. Si scopre che alcune figure storiche che lavoravano all’interno dell’Autodromo avrebbero confermato questo sistema, durante i tanti interrogatori e deposizioni rese in questi anni di indagini.


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Ora, capisco la necessità di auto imporsi il garantismo sempre e comunque, e su questo ci tengo a dire che sono d’accordo, visto che fino alla possibile condanna Enrico Ferrari rimane persona innocente, e quelle che leggiamo rimangono, seppur all’apparenza forti e circostanziate, sempre e solo accuse che dovranno essere provate in un processo.
Detto questo, credo che se davvero, come dice il Presidente di Aci, lui nulla sa in più sull’inchiesta, ( e non ho motivo di dubitarne) non può essere certo dell’infondatezza di queste accuse, e quindi mi aspetterei ben altro atteggiamento, non dico accusatorio, ma perlomeno si potrebbe evitare di sostenere che la vecchia dirigenza è stata brava, sportivamente parlando naturalmente, a gestire gli interessi della SIAS.
Eviterei di farlo, visto che un giorno si e l’altro anche, ci ritroviamo a leggere cronache di giornali in cui vengono accusati proprio dell’esatto contrario, ovvero di aver creato danno alla società SIAS.
Lo dico perché sono da anni un socio Aci (per obbligo più che per scelta, visto che per praticare lo sport motoristico di obbligano ad associarti anche all’Aci, ma questa è un’altra storia) e tra una settimana saremo chiamati a rinnovare i vertici proprio di Aci Milano, che di SIAS è proprietaria, e le due liste contrapposte si confrontano proprio sul tema del rinnovamento, invocato a più riprese dalla lista di Ivan Capelli. Dall’altra parte invece c’è chi si ostina a dire che “tutto bene madama la marchesa”, che quelli di prima si che sapevano gestire bene, ah certo sportivamente parlando beninteso, e che magari un rimpianto per i bei tempi andati ce lo possiamo anche permettere e perché no, potremmo anche pensare di ritornarci ai bei tempi andati. E se lo dice anche il capo assoluto di Aci che quelli di prima lavoravano bene, sempre sportivamente parlando beninteso.
Sarebbe bello che qualcuno si indignasse per tutto questo, che in un sussulto di dignità sentisse l’esigenza di dire che no, quello che ho detto lo ritiro, perché forse era il momento sbagliato per dirlo, e forse qualche dubbio e qualche interrogativo dovremmo porcelo, se oltretutto ci ritroviamo nella condizione in cui siamo, ovvero con un impianto dal futuro in bilico. Sarebbe bello, appunto.