Forza Vesuvio è una cazzata, non un reato

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Giù le mani da Donatella Galli, lei è l’unica vittima di una triste storia fatta di razzismo e discriminazione, ma contro il nord e i suoi cittadini

forza vesuvio

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Il 19 novembre scorso, in onda sulla trasmissione Matrix, ‘o Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, disse che Rosy Bindi, Presidente della Commissione Antimafia, era «da uccidere». Dopo un diluvio di dichiarazioni, scuse e le solite polemiche, il caso fu prontamente chiuso. Denunce, querele, processi? Nemmeno per sogno. De Luca aveva detto una cazzata, tra la battuta e la provocazione, tutte robe che non possono e non devono entrare in aula di tribunale, sopratutto per rispetto dei denari dei contribuenti che dovrebbero essere spesi per altro.

Basterebbe questo episodio per spiegare perché io difendo Donatella Galli, il Consigliere Provinciale della lega Nord, condannato a 20 giorni di reclusione per aver cliccato «mi piace» su una foto ridicola e averci scritto sotto un commento cretino. Un episodio accaduto quattro anni e mezzo fa, quando senza pensarci troppo, la Galli commentò così quella mezza italia sprofondata:

Forza Etna, Forza Vesuvio, Forza Marsili !!!

Sei parole e tre punti esclamativi che costituiscono una cretinata, appunto, ma non un reato. Perché poi Donatella, che conosco bene, è una di quelle che fatica a trovare anche il coraggio di uccidere le zanzare ad agosto, che ti tormentano nelle notti afose della Brianza. Ha solo scritto una cazzata, una battuta da osteria, di quelle che prima o poi facciamo tutti, anche se corriamo a vergognarci. Napoletani compresi. Il risultato? Contro di lei si è scatenata una violenza inaudita. È stata vittima di ingiurie inenarrabili, di violenze verbali che proseguono da anni. Le hanno costruito un finto profilo, in cui a lei sono stato attribuite frasi truci e razziste, con l’unico scopo di scatenarle contro altra violenza. Qualcuno l’ha difesa? Naturalmente no.

Peggio, lo stato italiano si è accanito contro di lei. Lei, unica vittima, si è dovuta difendere, spendendo un sacco di quattrini in un processo sceneggiata, di quelli che ti fanno interrogare su dove diavolo gettiamo i soldi dei contribuenti? Perché la cosa scandalosa è che nessuno ha pensato di indagare e perseguire i responsabili, probabilmente per la maggior parte del sud e napoletani, dell’unica ombra di reato che si intravvede in questa storia: ovvero chi ha pensato e ordito una vera e propria caccia all’uomo telematica, quella che continua ancora oggi, fatta di accuse false e calunnie. Perché questi stronzi fomentatori di odio non vengono ricercati?

E aggiungiamoci pure che se questi napoletani (perché sono certo che molti si dissoceranno dal processo) sprecassero un decimo delle energie dimostrate contro la Galli per combattere la camorra, quella che tiene in scacco la città, quella che uccide ancora oggi in pieno giorno nella loro città, forse l’avrebbero già sconfitta. Ecco il punto.

Invece, diciamocelo, Donatella è stata perseguitata per la sua cazzata solo perché rappresentante della Lega, perché cittadina del nord, perché brianzola e perché non era una «potente». Perché ad un campano potente e del PD, come De Luca, lo si perdona se dice che una sua collega «andrebbe uccisa». Invece ad una brianzola non è concesso nemmeno di scrivere una battuta cretinata, una cazzata. Una roba che non ha fatto male a nessuno e non ha istigato un bel niente.

Ecco perché difendo Donatelli Galli, perché difendo anche il suo diritto a dire una cazzata senza troppe conseguenze, oltre alla vergogna. Ecco perché dico giù le mani da Donatella, che rimanga al suo posto di consigliere e che nessuno pensi di chiedere di lasciarlo. Dovremmo farlo tutti per ostentare quell’orgoglio del nord troppo spesso trascurato, dovremmo farlo per rifiutare una sentenza che appare solo razzista e discriminatoria.