Barcellona, la Diada che cambierà l’Europa

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L’Europa è chiamata a decidere sulla repressione catalana: o condanna Madrid o accetta il ritorno dei carri armanti

diada

L’indipendentismo catalano è più forte del terrorismo internazionale. E questo non era affatto scontato, visto che pure Madrid ha cinicamente sperato nell’effetto attentato, credendo che le azioni dell’ISIS a Barcellona avrebbero fatto riscoprire un rinnovato sentimento di unità nazionale. Le bordate di fischi al Re Filippo e al premier Rajoy hanno riportato tutti alla realtà, l’effetto è stato contrario. Oggi la Spagna è più divisa.

Così oggi 11 settembre, universalmente la data che si pone come inizio degli attentati di matrice islamista nel mondo, a Barcellona si festeggerà una grande Diada, la festa nazionale catalana, come del resto ogni 11 settembre dal 1886 ad oggi. Ma dal 2012 la Diada non è più la giornata a ricordo della tenace resistenza di Barcellona, prima di capitolare contro i Borboni, ma si è trasformata in una delle più grandi manifestazioni pacifiche di libertà che l’Europa abbia mai conosciuto. Libertà per la Catalogna, naturalmente, che rivendica il diritto di far votare ai propri cittadini, chiedendo loro se sono favorevoli a staccarsi dalla Spagna e da Madrid.

Ed è chiaro a tutti che la Diada di oggi, che cade proprio a poche settimane dal referendum per l’indipendenza chiamato il 1 ottobre, entrerà di diritto nella storia d’Europa. A prescindere da quello che accadrà, o non accadrà, il 1 ottobre, certamente l’Europa non sarà più la stessa.

L’imbarazzo della vecchia Europa è enorme, non sapendo ancora cosa fare di fronte alla richiesta del popolo catalano di voler scegliere per il proprio futuro, democraticamente e pacificamente. Perché è bello parlare di diritti, di libertà, di pace, di democrazia, ed è pure facile quando dobbiamo insegnarlo agli altri. Ma quando riguarda uno degli stati europei, quando è L’Europa a dover mettere in discussione se stessa, le cose si complicano. Terribilmente.

DOPO LA DIADA, GLI INGREDIENTI PER UNA GUERRA CIVILE

Come ha reagito Madrid? Fino ad ora ha fatto capire di voler rispondere con il pugno duro, almeno stando a leggere le prime reazioni. Subito ha dichiarato illegale il decreto che convocava il referendum, firmato dal presidente catalano Puigdemont. La Corte Costituzionale ha così sospeso il referendum, accettando il ricorso del Parlamento. Gli indipendentisti hanno risposto picche, e il presidente spagnolo Mariano Rajoy ha alzato il livello delle minacce. La Guardia Civil, la notte tra il 6 e il 7 settembre, ha avviato una serie di perquisizioni nel tentativo di requisire le schede elettorali del referendum. Il governo catalano ha irriso l’operazione, sottolineando il flop. Madrid ha poi minacciato azioni penali contro il presidente e i membri del governo catalano e pure contro i municipi (650 comuni su 948 hanno già aderito al referendum) che metteranno a disposizione i luoghi pubblici per far svolgere il referendum. C’è poi la delicata questione dei Mossos d’Esquadra, ovvero la polizia regionale. La procura generale dello stato avrebbe ordinato loro di impedire lo svolgimento del referendum catalano, proprio perché considerato illegale da Madrid. Ma a guidare i Mossos c’è Pere Soler, convinto indipendentista, chiamato a decidere se rispettare l’ordine catalano oppure quello che arriva dall’odiata Madrid.
Fino a qui, almeno stando alle minacce e alle intenzioni, ci sarebbero tutti gli ingredienti utili a far scoppiare una guerra civile, proprio nella democratica, emancipata e moderna Europa.

IN EUROPA POSSONO DAVVERO TORNARE I CARRI ARMATI?

Cosa seguirà dopo le minacce, si domandano un po’ tutti? Madrid è davvero pronta a schierare l’esercito? A far sfilare i carri armati per reprimere il desiderio pacifico e democratico di un popolo di essere artefice del proprio destino? Di voler conquistare la propria libertà?

Ma può l’Europa permettersi di far tornare i carri armati per le strade, oltretutto a reprimere l’espressione democratica? Può l’Europa comportarsi come l’Unione Sovietica, protagonista di sanguinose repressioni armate nelle piazze? Perché se lo fa la Spagna lo fa l’Europa tutta. La storia non farà distinzioni.

Ecco perché, qualsiasi cosa accada, l’Europa non sarà più la stessa. Se gli indipendentisti cederanno, per paura o per disorganizzazione, si sarà comunque scritto un precedente importante e la questione sarà solo rimandata. Se la Spagna schiererà l’esercito, oppure la procura, l’Europa non sarà più la patria della democrazia, della libertà e del rispetto per i popoli. Se il referendum si svolgerà un precedente importante sarà scritto. L’Europa non sarà più la stessa, grazie ai catalani.