Il Congresso l’ha vinto la Lega. Rimangono Lega Nord e Padania

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Un congresso che ha deluso i più esagitati, quelli che tifavano per rivoluzioni e trasformazioni radicali. Rimane la Lega Nord, rimane la Padania, rimane l’art. 1 dello Statuto

congresso

E dopo il 21 maggio, incredibilmente, venne anche il 22 maggio. Il mondo non è finito. Tastiamoci e diamoci un pizzicotto, giusto per capire se esistiamo ancora. Si, ci siamo. Dopotutto era solo un congresso, ed è stato solo e semplicemente un congresso, come io auspicavo qualche giorno fa.

Probabilmente ci sarà qualcuno che è rimasto deluso, giusto quelli che dietro ad una tastiera hanno ringhiato per giorni con la bava alla bocca. Gente perlopiù che alla Lega non paga nemmeno una tessera. Lo hanno fatto per giorni, esortando qualcuno a far accadere qualche cosa. Hanno sperato in qualche scissione, si sono eccitati all’idea di nuove espulsioni, qualcuno preparava già la trasformazione del movimento. Non è accaduto nulla di tutto questo, e ora dovranno asciugarsi la bava alla bocca. Speriamo solo che lo facciano presto, evitando di sbrodolare ancora i loro inutili anatemi e le bizzarre idee su cosa, secondo loro, dovrebbe diventare la Lega Nord.

STATUTO, NOME E SIMBOLO NON CAMBIANO

A conti fatti, e a ben vedere, quel congresso che per qualcuno avrebbe dovuto rappresentare chissà cosa e chissà che, ha cambiato ben poco. Non vi sono state modifiche al nostro statuto, e per la verità nessuno ha nemmeno osato presentarle.

Insomma la Lega lascia immutate le proprie finalità, stampigliate chiaramente nel tanto vituperato articolo 1:

Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana

Così come nessuna proposta di modifica di nome e simbolo è pervenuta. La Lega Nord rimane Lega Nord, il nostro glorioso Alberto rimane a difenderci con la spada sguainata, accompagnato dal fiero Leone di San Marco.

Qualcuno potrà obiettare che la linea politica non è più secessionista. Vero. Del resto non lo era già da molti anni. Quale novità allora? La novità è che a dispetto di mugugni, perplessità ed esplicite richieste di stralcio, l’articolo 1 rimane intatto, così come la finalità del movimento. La più grande novità è che noi siamo ancora quelli che puntano alla Padania indipendente, e non è una cosa da poco. Poi ci sono le tattiche, strategie e strumenti, e quelle saranno scelte da chi è stato chiamato a ricoprire il ruolo di Segretario Federale.

IL SEGRETARIO NON CAMBIA E BOSSI NON SE NE VA

La leadership di Salvini non è mai stata messa in discussione, per la verità nemmeno dallo stesso Gianni Fava, suo antagonista nelle primarie interne. La candidatura alternativa segnava la necessità di alcuni, che rappresentano oggi una minoranza significativa, di tenere il punto fermo sulla questione settentrionale e sulla priorità del tema della libertà dei nostri popoli, che sono profondamente diversi e distanti da altri che popolano la penisola italica.

Questo, in sintesi, è stato anche il cuore dell’intervento di Umberto Bossi, applaudito in diversi punti, omaggiato e rispettato dalla maggioranza dei congressisti e delegati. Ha ribadito che non lascerà la Lega, ricordando però che a lui interessa una Lega che continui a battersi contro Roma, il centralismo italiano e per la libertà della Padania. Ha ricordato la necessità di «aprirsi come una margherita», affrontando la lenta perdita di chi per mille motivi si è allontanato in questi anni. Intervento lucido, chiaro e diretto.

Certo, qualche sciocco ha tentato di rovinare tutto lanciando qualche fischio, probabilmente fischi di frustrazione, di quelli che credevano che la Lega dovesse trasformarsi in qualcosa d’altro, e sono stati delusi. Alla fine l’operazione non è riuscita e sono ritornati in fretta composti e mansueti non appena il Presidente Giorgetti ha richiamato tutti al silenzio.

CHI HA VINTO IL CONGRESSO?

Alla fine a vincere il Congresso è stata la Lega Nord. Quella Lega che a dispetto di tutto e di tutti resiste negli anni, come fosse immortale, resistendo ad ogni attacco e ad ogni desiderio di trasformazione e annientamento. E questa è la più bella vittoria, ripartiamo da qui.