Catalogna, Lombardia. Due referendum un destino: la libertà

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Catalogna, Lombardia, Veneto, avanguardie di una nuova Europa. Non è egoismo, non è ritorno al passato. È futuro, è libertà, è pace

“Possono anche incarcerarci tutti. Noi voteremo per l’indipendenza” della Catalogna. A parlare è Raul Romeva i Rueda, intervistato dal Corriere della Sera, è il segretario per le relazioni esterne del governo regionale catalano. Si è anche provocatoriamente domandato di cosa Madrid voglia accusarli, di «tentata democrazia»? La Spagna pare essersi risvegliata sotto il sanguinoso regime di Francisco Franco. Un incubo che ritorna, proprio nello Stato che per ultimo in Europa, in ordine di tempo, raggiunse una compiuta democrazia. Fino al 1975 in Spagna operava, di fatto, una dittatura. Le scorie, ancora oggi, di quel pesante passato, sembrano essere rimaste. Madrid vuole negare il diritto di un popolo, quello Catalano, di poter decidere il proprio destino, così come dovrebbe essere normale nelle democrazie avanzate. Lo è stato tante volte, l’ ultimo esempio, in ordine di tempo, è il referendum scozzese. La questione catalana non è questione solo spagnola, come vigliaccamente ha dichiarato il Premier Italiano Gentiloni. La questione di fondo è semplice: c’è da scegliere tra il diritto della spada, ovvero la forza di Madrid, e il diritto di un popolo libero, ovvero la democrazia. Non ho dubbi, né paure, da quale parte sia più giusto stare. Si sta dalla parte della democrazia e della libertà. I catalani non chiedono la libertà impugnando il pugnale, non lo fanno in virtù dell’esercizio di una forza violenta. Lo fanno in pace e in democrazia. Chiedono solo che siano i cittadini ad esprimersi, liberamente. La questione catalana è questione europea, perché è la spia di una decadenza iniziata tanti anni fa, quella degli stati nazione che hanno spadroneggiato tra tra l’800 e il ‘900. La loro funzione si è esaurita, non servono più, sono anacronistici come lo furono gli Imperi all’alba delle democrazie moderne. Ecco perché c’è un filo, ancora troppo sottile, ma esistente, tra il referendum catalano e quello lombardo (ma anche quello Veneto). Un filo di libertà, che disegna a fatica e lentamente il futuro dell’Europa: un’Europa disegnata sui popoli, con macro regioni che sostituiranno le vestigia di questi vetusti stati nazione. Per questo recarsi il 22 ottobre alle urne significherà scrivere la storia. Catalogna, Lombardia, Veneto, avanguardie di una nuova Europa, l’unica capace di raccogliere la sfida di un mondo globalizzato, complesso e non più diviso in due statici blocchi contrapposti. Non fatevi ingannare, non è egoismo, non è ritorno al passato. È libertà, è futuro, è pace.