La storia del candidato premier è sfuggita di mano 

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Ogni giorno Forza Italia lancia un candidato premier. L’idea che “chi vince sceglie e tutti zitti” comincia a preoccuparmipremier

Ieri Silvio Berlusconi ha battezzato questo tal Generale Leonardo Gallitelli al ruolo di candidato premier per il centro destra. Chi è? Boh è la risposta più comune. Certo la notorietà non garantisce qualità, ma un candidato premier dovrebbe almeno essere conosciuto da un elettore su dieci. Qui non si arriva a uno su cento. La cosa più buffa è che nemmeno l’interessato era a conoscenza della candidatura. “Non parlo con Berlusconi da otto anni“, ha dichiarato il Generale. E nemmeno Matteo Salvini, leader di uno dei pilastri della ricostituenda coalizione, non ne sapeva nulla. Bene, ma non benissimo, per usare l’adagio molto in voga sulla piazza milanese.  Credo che la questione dell’indicazione del candidato premier  sia sfuggita un po’ di mano. In casa Lega c’è la solida candidatura di Matteo Salvini, ormai lanciata da mesi, ma la risposta è un estenuante giochino al rimpiattino. Non volendo affrontare la scelta, la si rimanda. Tipico vizio italiano. Così, per necessità, è cominciata a circolare l’idea di decidere solo il giorno dopo delle elezioni chi sarà il prescelto. Da qui è derivata la logica conseguenza di legare l’esito di questo psichedelico “casting” al risultato elettorale. Non so voi, ma a me questa soluzione non appare una gran cosa, soprattutto viste le premesse. Cosa significa di preciso? Chi vince sceglie ad insindacabile giudizio? Con questi chiari di luna non vorrei che ci trovassimo come Presidente del Consiglio Sbirulino e senza neppur poter alzare il ditino, solo per il fatto che qualcuno ha preso cento voti in più della Lega. Siamo seri. Una non scelta non può mai essere la scelta giusta. Un po’ si chiarezza agli elettori non dispiacerebbe. Mentre da settimane i 5 Stelle girano l’Italia con il loro candidato premier, mentre Renzi va alla Leopolda da leader del centro sinistra, seppur parecchio ammosciato, il centro destra è fermo al palo con il toto nomi. Continuiamo a giocare la tripla, 1 x 2, inventandoci di volta in volta un nuovo cavallo da lanciare verso l’ultimo miglio. Quando ci sarebbe da risolvere questa pratica e concentrarci sui programmi, sulle misure condivise, sulle risposte da dare al Nord che chiede autonomia.