Appello al PD: niente colpi di mano sul futuro dell’inceneritore di Desio. Cerchiamo una strada condivisa.

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Una sala Consiglio molto affollata quella di ieri sera a Desio, si parlava di rifiuti, di inceneritore, di Brianza, di energia e di ambiente, quindi di Bea e del suo futuro. Oggi e domani saranno giornate cruciali, forse determinanti non solo per il futuro della società a maggioranza pubblica, ma anche e soprattutto di tanti cittadini brianzoli. Presente l’Assessore Regionale all’ambiente Claudia Terzi, che con una chiarezza quasi disarmante, ha delineato lo scenario regionale e le linee guida di Regione Lombardia; un costante calo di rifiuti e già oggi una sovra capacità di incenerimento, che ha portato proprio Regione a deliberare una moratoria che blocca ulteriori futuri impianti e che porta a superare il concetto di autosufficienza provinciale. Questo significa che in futuro vi saranno sempre meno rifiuti e che non vi sarà nessun obbligo o vincolo per le Province di rendersi autosufficienti.

I rifiuti sono in diminuzione, i forni presenti oggi sono già più che sufficienti, aumenta la differenziata, il recupero, nuove tecnologie sono già realtà e nonostante questo si discute di aumentare la capacità del forno di Desio portandolo a 88.000 tonnellate annue. Perché?

La domanda è semplice e spontanea, la risposta e le eventuali soluzioni sono, al contrario, molto più complicate. Si tratta della necessità di rendere competitivo il forno, secondo alcuni, e per questo non si può prescindere da nuovi investimenti che migliorino l’efficenza aumentando la capacità distruttiva. Insomma i Comuni, in qualità di soci, non si possono permettere che BEA vada in perdita e quindi si investe nuovamente sul forno, sperando di renderlo competitivo.

E qui iniziano i dubbi e le perplessità. Il primo rischio è quello che BEA continui a trovare redditività facendo pagare il conto ai soci, ovvero facendo pagare un costo di smaltimento più alto rispetto a quello applicato ai Comuni o alle aziende che BEA si aggiudicherà con gare al ribasso. I cittadini dei Comuni soci oltre a subire la presenza di un impianto sotto casa pagherebbero pure di più per bruciare i propri rifiuti. Cornuti e mazziati. Questo sarebbe inaccettabile. Siamo poi sicuri che il futuro della gestione del ciclo dei rifiuti passi attraverso un potenziamento dei forni inceneritori? Come detto le previsioni future, ribadite da Regione Lombardia, dicono il contrario. Gli inceneritori e i termovalorizzatori rappresentano poi una soluzione rigida, poco flessibile, un forno deve continuare a bruciare, e sempre a pieno regime. Non sarebbe forse il caso di valutare soluzioni alternative per garantire redditività a BEA?

L’appello va quindi rivolto a chi oggi esprime la maggioranza politica nell’Assemblea di BEA, ovvero al centro sinistra: è necessario che il futuro di BEA sia condiviso, non è possibile che si decida a maggioranza, magari pure risicata, un investimento che rischia di ipotecare, in negativo, il futuro di tanti cittadini. La maggioranza, Lega/PDL, del Comune di Bovisio, come anticipato ieri dal Sindaco Galimberti, è contraria ad uno scenario che preveda l’ampliamento, così come contraria si annuncia la posizione del Comune di Desio. Anche nel Consiglio Provinciale di oggi verrà discusso un ordine del giorno presentato dalla Lega Nord in cui si chiede di valutare scenari alternativi, e ce ne sono, e che si garantisca ai Comuni soci uguale trattamento economico rispetto ai Comuni non soci. Altri Comuni sono perplessi e combattuti nella scelta. Per quale motivo il PD vuole forzare la mano e prendere una decisione, così importante, a maggioranza? Risulterebbe un colpo di mano, una prova di forza poco comprensibile.

Credo sarebbe più responsabile e rispettoso decidere oggi un rinvio, continuare il dialogo e il lavoro che già ha portato a buoni risultati; non dimentichiamoci, infatti, che i quattro scenari proposti oggi dal CDA sono ben diversi dalla prima ipotesi di raddoppio e dal successivo Piano industriale che prevedeva il revamping, entrambi superati. Quei vecchi piani furono allora accompagnati dalle medesime solide e convincenti ragioni, che prefiguravano, allora come oggi, una scelta obbligata. Oggi come ieri potrebbero sbagliarsi, e quelle ragioni potrebbero non essere così solide come si vorrebbero far apparire.

L’unica cosa che si rischia di bruciare oggi è il futuro di un pezzo di Brianza, pensiamoci bene.